Oggi è stata una giornata di intense emozioni.
Avevo appuntamento con Silvia, ragazza italiana che vive a Madrid da 7 anni. Mentre mi dirigo da lei in metro mi blocco di fronte ad un omone che suona uno strumento strano. Sono stata l’unica a notarlo, quasi come se lo vedessi solo io. Chiedo se posso filmarlo ed annuisce contento.
Dopo pochi minuti conosco già la sua storia: Yuri è scappato dall’Ucraina per la crisi. Gli sorrido e gli dico che abbiamo qualcosa in comune. Suona uno xilofono di legno e decido di fermarmi con lui perché non c’è nessuno ed io sono in anticipo per il mio appuntamento.
Mi chiede di avvicinarmi, mi parla di lui, dello strumento che si è fabbricato da solo, mi spiega le note (ma è risaputo che io e la musica viaggiamo su binari paralleli) poi ad un tratto mi chiede di suonare per lui. Ci intendiamo perfettamente: parliamo entrambi lo spagnolo della sopravvivenza. La cosa piace molto ed iniziano a fermarsi molte persone. Foto e video di me e Yuri. Le monete iniziano a posarsi nel contenitore agganciato allo strumento. Lui suona per tutti e quando termina vuole dividere il ricavato. Mi imbarazzo e ovviamente rifiuto. Ha occhi di un azzurro intenso, non ghiaccio, ma colore del cielo di primavera. Mi sorride e mi ringrazia io faccio lo stesso… è tempo che vada. La mia giornata è stata migliore con quel suono nel cuore. Spero anche la sua, di fronte alla mia incapacità che può solo far sorridere.
Gli incontri continuano mentre passeggio con Silvia nel parco. Li chiamano “artisti di strada“, io amo definirle “anime artiste“.
Un tempo erano valide alternative di intrattenimento, oggi quelli bravi sono molto rari, ma Madrid custodisce questi tesori in ogni via e nel Parque de El Retiro dove incontriamo Freddy. C’è un’energia che mi fa fermare di fronte a quel clown che ha per spettatori solo 4 bimbi. Chiede di mostrare che cosa si possa fare con una corda: un bimbo la usa come frusta, una bimba lega il clown, un’altra ne fa un gomitolo… io salto.
Ci fermiamo per seguire il breve spettacolo al termine del quale inizia lo spettacolo per l’anima… e credetemi non esagero. Ci racconta dei lavori più disparati che ha fatto, ultimo ex costruttore (io gli dico che sono ex architetto). Ci rivela che ha scelto di fare il clown dopo aver visto morire un amico e perché ama le anime pure dei bambini. Non posso non notare che anche lui ha occhi azzurri, un tono più chiari di quelli di Yuri.
Parliamo, parliamo, parliamo… il senso della vita, cosa lo rende felice, la teoria della gelatina in cui la gente, diversa da noi (parole sue), è intrappolata, la teoria della lavagna dei desideri e della legge dell’universo. Mi emoziono e piango, lui mi abbraccia e poi abbraccia anche Silvia.
Ci ringrazia e ci spiega che ama questo lavoro perché concede incontri come quello con noi. Poco dopo ha le energie giuste per raggruppare una settantina di persone. Non riesco a togliergli gli occhi di dosso. Lo salutiamo per l’ultima volta, ci augura cose bellissime e dice a Silvia una cosa meravigliosa. Se la scrivessi potreste pensare che nulla di tutto questo è accaduto.
Io sono certa che, oggi, le vere magie sono avvenute in me, in Silvia, in Yuri e in Freddy.